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58 capitolo secondo.

di una potenza ignota che maturasse dentro di me. Quanto al matrimonio incominciai a considerarne l’idea come un nuotatore stanco incomincia a pensare di abbandonarsi. Avevo ventun anni quando gli Scremin levarono di collegio l’Elisa che ne aveva diciassette. Allora ebbi un quartierino a parte, un domestico a parte. Il marchese mi dichiarò solennemente che le convenienze volevano così; tanto solennemente che mi parve quasi essere giudicato indegno di aspirare alla mano di mia cugina. In apparenza ero libero. In fatto la marchesa, con tutte le piccole buone arti che possiede, mi teneva più schiavo di prima. L’Elisa mi piaceva come persona, mi piaceva per un certo che di enigmatico nella sua stessa freddezza e severità, mi piaceva sopra tutto, credo, perchè mi ero accorto di piacere a lei. Però, siccome mi ero finalmente anche accorto delle manovre di suo padre e di sua madre, n’ero seccato e mi difendevo; perchè poi proprio innamorato non ero. In questo stato d’animo, una sera, a Venezia, io che fino a quel momento mi ero serbato materialmente puro...„.

Silenzio.

“Passi, passi„, mormorò don Giuseppe. Piero ripetè:

“La reazione di vergogna e di nausea fu violentissima. Allora il matrimonio con una fanciulla