Pagina:Pietro Gori - Alarico Carli. Un galantuomo, un valentuomo, un patriotta, 1900.djvu/30

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speranzoso di poter far più con altre truppe, che non con le sue, abbandona con altri i Toscani e l’8 luglio 1848 entra fra i cacciatori regolari lombardi nel 2° Battaglione 1° Reggimento alla 6a Compagnia comandata dal conte Ignazio Lana allora residente in Brescia. Però non può più prender parte a nulla, perchè tagliati fuori in Isvizzera poco dopo, il 6 settembre dello stesso anno ritorna in Firenze.

Ritorno in patria
1848-1854.

Tornato in patria ricoperto di gloria, ma col cuore straziato per l’esito infelice degli eroici tentativi fatti, Alarico, per provvedere ai bisogni proprî ed a quelli della famiglia si dà di nuovo all’arte, e, ripreso il pennello, ora si pone a fare ritratti, (ramo in cui tutto faceva prevedere che sarebbe riuscito valentissimo), ora si dedica alla lavorazione di pietre dure e cammei ed intaglia, a bassorilievo, in malachita o in lapislazzuli, teste e figure, così artistiche e belle, che i suoi lavori trovano facile esito e vengono lautamente pagati da amatori e da negozianti.

Si era giunti così al maggio 1849, quando le truppe austriache, vincitrici a Novara, scesero in Toscana chiamatevi dal Granduca. Non è a dire con quanto sdegno Egli le vedesse spadroneggiare nella sua diletta Firenze, e come cercasse sfuggirle, quando poteva, recandosi a passeggiare in campagna e in qualche luogo solitario.

L’idea dominante in lui è la patria e il pubblico bene e se qualcuno si occupa di questo e di quella egli offre volenteroso l’opera sua. Perciò lo si trova fra coloro che per diffondere l’educazione nel popolo, crearono la So-