Pagina:Pietro Vigo, Montenero, Livorno, GiusFabbreschi, 1902.djvu/21

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montenero e le sue colline 11

logo Capellini dettero certezza che nei Monti di Livorno il calcare di Leitha con tutte le sue varietà riposa talvolta direttamente sul calcare alberese o sulle roccie ofiolitiche, ma più spesso passa inferiormente a molasse e conglomerati ofiolitici o calcareo-ofiolitici1 Nei conglomerati di Paltratico furono ritrovati tronchi di legna silicizzati ossia fossili, e nelle arenarie calcareoofìolitiche, colle quali terminano superiormente i conglomerati, si incontrano i fossili che divengono abbondanti e talvolta si presentano perfettamente conservati nella molassa di Paltratico e del Gabbro e nel calcare di Castel Nuovo e Rosignano ed altri luoghi2. Presso Castelnuovo poi ed a Paltratico il Capellini raccolse alcuni esemplari di coralli veramente eccezionali per lo sviluppo e la perfetta conservazione. I molluschi fossili quivi raccolti erano così conservati da poterne riconoscere agevolmente le specie. Resti di cetacei nella Valle del Savolano, denti di forma triangolare impiantati nella mascella di un cetaceo fossile unitamente a denti di delfino e ad altre ossa frantumate, al ponte della Ficarola nella via maremmana presso il Gabbro, richiamarono l'attenzione di parecchi insigni geologi e paleontologi.

Gli studi poi che il dotto professore dell’Ateneo di Bologna intraprese sulle piante fossili raccolte al Gabbro ed a Paltratico ed a Castelnuovo, gli dettero modo di accertarsi dei rapporti intimi fra la flora fossile del

  1. Capellini, Calcare a amphistegina, strati a congerie e calcare di Leitha dei Monti Livornesi. Bologna 1875.
  2. Op. cit. pag. 4.