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LE LEGGI ROMANE. 119

ut sero saperem. Quello che sul principio della sua carriera legale è avvenuto ad Aleandro, accade oggidì alla maggior parte degli studenti ma a rarissimi all' incontro avviene di avvedersi delle tenebre, nelle quali camminano, e di potersene, o volersene mediante la luce, che dalle antichità Romane viene, liberare. Per questo ogni cautela vuolsi mettere in opera, per non traviare subito sul principio. E però con lo studio delle Istituzioni, o almeno presto dopo, che si avrà di quelle acquistata una sufficiente idea, devesi anche della storia, e delle antichità procacciarsi una bastevole cognizione. E questa potrassi da uno scolare acquistare colla lettura del Syntagma delle Antichità Romane dell' Eineccio, dell’ Istoria del Giure Civile del medesimo, e di diverse Dissertazioni, che tra' suoi opuscoli su di questa materia si trovano. Alle opere dell’ Eineccio potrassi aggiugnere, finché qualche cosa di meglio venga alla luce, il libro del Sig. Selcovv sulle antichità Romane secondo l'ordine delle Istituzioni. Preparato che sia di questa maniera l’animo del giovane studente, e bene istrutto, ed addottrinato ch'egli sia nello studio delle Riduzioni, della storia, e delle antichità, egli potrà, e deve passare a leggere i molti, e diffusi libri dei Digesti, lo studio de’ quali non gli riuscirà ormai più nè troppo difficile, nè troppo vasto. Solo deve egli avere riguardo di separare l'utile dal disutile, il certo dall’incerto, e l'oscuro dal chiaro. Le prime sue guide han da essere il Duareno, ed il Donello. E come colla lettura di questi si farà fatto ben forte; egli passerà a dar delle occhiate ai libri di Cujacio, di Ottomano, dei Fa-


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