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DELLA MANIERA DI TRATTARE |
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dio pratico dal leggere i processi, che nel paese
sì fanno per osservare la maniera , che si tiene
nel fabbricarli, e per imparare pian piano a
conoscere le malizie, le frodi, le stiracchiature, i
sutterfugj, le cabale, e le trappole, che da' procuratori
sì degli attori, come de’ rei, tanto per
vincere la causa, quanto per iscansarne, o sospenderne
la perdita, soglionsi mettere in opera.
Egli è vero, che secondo che la giustizia di una
Provincia è più, o meno regolata , così ancora
le furberie , e gl’ incantesimi de' Giudici hanno
più, o meno luogo: ma per quanto savj però
siano i regolamenti a questo uopo fatti, contuttociò
la malizia de’ Legali non potrà giammai
venire impedita, ed esclusa del tutto. Sicchè le
cabale avranno ne' processi sempre la sua parte:
e queste voglionsi da un pratico sapere per tempo,
non già per metterle in pratica esso medesimo,
ma per poterle scansare, se sarà procuratore,
od avvocato, e per impedirle, o troncarle
del tutto, se alla carica di Giudice pervenisse.
Un Giudice ha molto arbitrio in queste cose,
perchè le Leggi non ne fanno menzione, essendo
impossibile, che un Legislatore pensi a tutte
le arti, e frodi, che la malizia umana sa inventare.
Ed un Giudice, che sia savio, onesto,
ed amante della vera, e non di quella da’ barbari
legali mascherata Giustizia, taglia le gambe,
per quanto gli sia possibile, a tutte le cabale forensi,
benchè quelle fossero dalla corrente degli
Autori pratici insegnate, e sostenute. L'uomo
ragionevole non si lascia guidare, ma anzi più
particolarmente si guarda da quelli Autori che