vole, perchè rarissimi sono que' Legali, che sappiano,
non essendo quella lingua, che comunemente
adoperano, latina, ma un miscuglio di
molte barbare lingue del tempo dei Goti, e Langobardi.
E cessi Iddio, che un Giurista pratico
si cacci in testa di voler scrivere un bello, e terso
latino; perchè non sapendo costui altro, che
quelle miserabili frasi, che si ha bevuto nelle
scuole, dove i maestri non sanno per lo più neppur
essi cica di latino, egli cercherà ad ogni tratto
di radunarsele tutte, e d’infilzarne, quante mai
può, in ogni periodo, sicchè il suo stile lungi
dall' essere semplice, terso, liscio, puro, riuscirà
un miscuglio di parole mezze barbare, e mezze
latine, e di espressioni affettate, stentate, ricercate,
e tali in somma, che rechino nausea,
e fastidio agli stessi ignoranti, non che a dotti,
e colti Soggetti. Laonde farebbe meglio ognuno
a scrivere nella sua lingua materna,
benchè la maggior parte de’ Tedeschi, e degli Italiani
non sanno neppure scrivere nella propria
loro nativa favella, il che è proprio un vitupero,
ed una cosa affatto intollerabile.
Fatta che si abbia per questa maniera la pratica
Legale puossi con sicurezza di ben riuscire
passare a far Consulti, e Decisioni. Dove solamente
conviene avvertire di non si lasciar strascinare
dall' autorità altrui: poiché alla ragione
tocca da decidere del diritto, e del torto, e non
già ad un qualche scimunito Dottore. Se si tratta
di far vedere, che l’opinione sia comune, e
dai più accreditati Giuristi ricevuta, facciasi col
nome di Dio qualche uso anche dell’autorità.