presenti, e de’ futuri secoli: ma la Ragione,
ossia l’Intelletto è diverso, e vario secondo la
diversità delle nazioni, de’ tempi, de’ climi, e
delle teste degli uomini. Quindi è, che in ciò,
che ci viene dallo Istinto, tutti s’accordano,
ed all’opposto in quello, che viene dalla Ragione,
pochi convengono. Sicchè i principj
possono essere certi, ma non certe le conseguenze,
perchè quello, che alla vostra Ragione
parrà certo, a quella di un altro parrà dubbioso,
o falso. E sebbene voi siete così superbi,
e vani, che vi lasciaste testè uscire di bocca,
che male fanno quelle nazioni, e quelli
uomini, i quali da qualunque delle vostre massime
si discostano, e che mostrano con questo
di non fare dell’umana Ragione il debito uso,
nulla però di meno ognuno si riderà del vostro
orgoglio, e della vostra sciocchezza, la quale
vi fa credere, che voi abbiate sortito dalla
natura una Ragione più illuminata, e più vasta
degli altri, che da voi dissentiscono. Pensateci
un poco voi, che volete parere cotanto
ragionevoli, s’ella non sia una cosa del tutto
contro Ragione il pretendere, che voi soli, e
chi sente con voi, abbiate colto il vero, e che
tutti gli altri s’abbiano attrappato l’errore. Chi
vi ha insegnato a farvi giustizia da voi medesimi,
ed a decidere così francamente in vostro
favore? Non è ella questa una pazzia, non è
ella una cosa, che repugna ad ogni buon raziocinio?
E non basta quella mattezza sola per
farvi perdere il credito in tutto il resto: poichè
chi sarà colui, che possa prestar fede a chi
ha il cervello sì guasto, che non dubita di far-