mente avvenire, che costoro o per ignoranza,
o per disattenzione, o per la fretta, che avevano,
molti errori commettessero; i quali poi
per lo più non si curavano neppure di correggerli,
o levarli via per non arrecare qualche
deformità all’opera, o per non perdere qualcosa
della sperata mercede, o per non impiegarvi
il tempo loro, e per pura infingardaggine,
o per altra somigliante cagione.1
Nè dai Copisti solamente derivano gli errori di
scrittura; perchè coloro ancora, che badavano
a dettare, ne hanno non piccola colpa.
Costoro bene spesso o per imperizia non sapevano,
o per cagione della cattiva scrittura non
potevano legger bene quel Codice, di cui per
dettare ad altri si servivano. Sovente per
trascuraggine ommettevano, o trasportavano, o
cambiavano, o pronunziavano male, od in altra
maniera, che pur assai ve n’aveva, guastavano
le parole, i membri, e le costruzioni intiere
dell’autore.2 E comechè a questa disgrazia
tutti i Libri, e perfino i Sacri Codici
d’allora soggiacessero, pure i Volumi del nostro
Giure sono rimasi di questo male più d’ogni
altro Libro infettati, come ognun che studia
le Leggi Civili, lo vede per esperienza, e
come gl’istessi più famosi Giureconsulti de’ nostri
tempi lo debbono confessare. „Che le opere,
dice Binclrershoeckio nella citata Prefazio-
- ↑ Bynkersh. in Præfat. libr. 4. observ. Jus Rom. Heinec. in Opuscul. Min. pag. 27 Bartholin. de Legen. Libr. disp. 7 p. 180.
- ↑ Veg. oltre il Cleric. loc. cit. l’Ant. Genovesi nell’arte Logic. Critic. lib. 4. c. 6.