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Pagina:Pilati - Ragionamenti intorno la legge naturale e civile, 1766.djvu/72

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68 Difetti delle

è, che chi avesse un tantino errato nel recitare la formola insegnatagli per poter giudizialmente domandare il suo, o coll’ommettere una sola parola, o col proferirla in altra maniera, che si dovea, col sostituirne un’altra equivalente, e del medefimo significato della prima, perdeva subitamente tutta la causa, se anche avesse altrimenti avuto cento ragioni per una.1 Ma sentiamo fu di ciò Cicerone istesso, che mette troppo bene in veduta i garbuglj, le sottigliezze, e le cabale irragionevoli adoperate da cotesti primi lumi, ed autori della Giurisprudenza Romana.2 „Potendosi questo comodissimamente fare: la possession Sabina è mia, anzi ella è mia. Poscia ne venga dietro il giudizio. Costoro non vollero. La Possessione, il Giureconsulto dice, che è nel Contado, che Sabino si chiama, ben prolissamente: dimmi, che n’aggiungono appresso? Io affermo, che l’è mia per dritto. Che poi ne succede? Quindi io dal Tribunale ti cito ad appiccar mischia forense. Non avea il difensore che rispondere a costui con tanta loquacità litigioso. II medesimo Giureconsulto sen passa alla maniera del flautista latino, di colà, onde tu citato m’hai dal Tribunale ad appicare forense mischia, di quindi a quel luogo là ti richiamo. Il prettore frattanto, perchè non si reputasse eccellente uomo, ed avventuroso, ad esso ancora la formola fu composta, siccome per gli altri rispetti importuna, così specialmente per

  1. Cic. de Invent. Liv. 2. cap. 19. Auct. ad Herenn. Lib. I ca. 2. Quintil. Instit. Orat. Lib. 3. c. 8. et Lib. 7. cap. 3.
  2. pro Muræna cap. 12.

non