Pagina:Pio IX - Lettera di Giuseppe Mazzini al clero italiano.djvu/8

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immagine di Dio, rendere più e più sempre immagine del regno de’ cieli, dell'ideale che Dio ci ha prefisso, che Gesù ci ha predicato, che la nostra coscienza, d’epoca in epoca, intravede più splendido. Una è la Legge; e l’Umanità deve compirne ogni sillaba. La salvezza dell’anima, il progresso, attraverso i mondi, dell’ente-individuo, l’evolvimento del principio di Vita che Dio ha posto in ciascun di noi, pende dalla nostra attività, dalle nostre battaglie, dai sagrifici lietamente incontrati perchè s’adempia sulla terra la legge. Dio non ci chiederà giudicandoci: che hai tu fatto per l’anima tua? ma che hai tu fatto per l’anime altrui, per l’anime che io ti aveva date sorelle? A quanti intendono l’unità di Dio e la conseguente unità dell’umana famiglia, è verità di fede che noi siam tutti mallevadori gli uni degli altri. Noi non possiamo abbandonare i nostri compagni di vita ai guai dell’ignoranza e della servitù, senz’affrontar la condanna dei traditori, traditori della legge, della nostra missione, delle anime che abbiamo in cura. La maledizione di Caino veglia su qualunque non si sente custode del fratel suo. Dobbiamo innalzarci, innalzandoli: purificarci, schiudendo più sempre ad essi le vie del Bello eterno e del Vero. Ogni pensiero, ogni desiderio di bene che noi non cerchiamo, avvenga che può, di tradurre in azione, è peccato. Dio pensa operando; e noi dobbiamo da lungi imitarlo.

Non è vero che due razze umane esistano sulla terra, che la famiglia delle umane creature debba fatalmente partirsi in due; che la povertà degli uni giovi alla salute degli altri e il padrone trovi quasi il suo complemento nel servo. Davanti a Dio non sono nè padroni nè servi, nè ricchi, nè poveri, nè patrizi, nè popolani. E ciò che non è buono davanti a Dio non può essere buono davanti agli uomini. Noi siam tutti liberi perchè dobbiam conto dell’opere nostre, capaci di progresso e nati al lavoro. Qualunque ineguaglianza distrugga la nostra libertà, inceppi le nostre facoltà di progresso o ponga in seggio l’ozio e avvilisca o tiranneggi il lavoro, non è di Dio, è del male; e Dio tollera il male sulla