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DELLE PRONUNZIE PIEMONTESI 21

rodere), rosa (fiore), naso, piemontese, marchese, ecc.; e nei vocaboli piemontesi nas, naso, bas, bacio, pas, pace, lus, luce, vas, vaso, tas, taci, lòsa, lavagna, lasagñor, matterello, mnisera, cassetta da spazzature, ecc.

Della s aspra.

Aspra all’opposto diremo quella s che con sibilo si fa sentire, come nelle parole italiane assaggio, sapere, solito, asse, sasso, ecc.; e nelle parole piemontesi sasstu? sai tu? nass, nasce, bass, basso (stromento musicale, e significa pure il contrario d’alto), pass, passo, luss, luccio (pesce), vass, vai, siass, staccio, sarùss, ribrezzo, ecc., e si scriverà perciò raddoppiata. E qui parmi cader in acconcio il metter sotto gli occhi, che sembra da una parte che nel dialetto nostro bastar possa una sola s aspra, perchè sentasi quel suono naturale che da noi si dà alle parole Męssa, contessa, esse, essend, cassa, cassiot, ramassa, ramassęta, ecc.; sembra dall’altra, che in queste ed altre consimili alquanto più allungato si faccia sentire, che nelle parole prinssi, Sansson, senssal, sanssosi, cossì, ’nssisì, ’rissila, voleisse, ecc.; perciò due ne uso per togliere nella lettura ogni equivoco ai principianti istrutti nella lingua italiana, ed avvezzi a pronunziar non di rado dolce la s quando sola ritrovasi, persuaso massime, ch’egli è meglio abbondare di quel che sia il mancare. Ed in fatti ella è si poco sensibile all’orecchio mio quella varietà di suono, che può esservi sì nelle prime che nelle seconde parole da me per esempio addotte, che giudico di lasciarne ad altri, di maggior perspicacità d’ingegno e discernimento forniti, la decisione, ed in conseguenza l’abolizione delle ss raddoppiate; laonde bastimi il dire, che quando si troverà raddoppiata, il suono di un’aspra le si dia, il quale però se si debba alquanto o non, protrarre, per l’istesso suddetto motivo indeciso il lascio.