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come me... Ma lei è uomo! Se sapesse... se sapesse...

Addentò il fazzolettino che teneva in mano, per impedirsi di piangere; non riuscendovi, lo strappò a più riprese, rabbiosamente.

— Donna, brutta e vecchia, — esclamò: — tre disgrazie, a cui non c’è rimedio! Perchè vivo io?

— Si calmi, via, — la pregai, addolorato. — Perchè dice così, signorina?

Non mi riuscì dir altro.

— Perchè... — proruppe lei, ma si fermò d’un tratto.

— Dica, — la incitai. — Se ha bisogno d’un amico...

Ella si portò agli occhi il fazzolettino lacerato, e...

— Io avrei piuttosto bisogno di morire! — gemette con accoramento così profondo e intenso, che mi sentii subito un nodo d’angoscia alla gola.

Non dimenticherò mai più la piega dolorosa di quella bocca appassita e sgraziata nel proferire quelle parole, nè il fremito del mento su cui si torcevano alcuni peluzzi neri.

— Ma neanche la morte mi vuole, — riprese. — Niente... scusi, signor Meis! Che ajuto potrebbe darmi lei? Nessuno. Tutt’al più, di parole... sì, un po’ di compassione. Sono orfana, e debbo star qua, trattata come... forse lei se ne sarà accorto. E non ne avrebbero il diritto, sa! Perchè non mi fanno mica l’elemosina...

E qui la signorina Caporale mi parlò delle sei mila lire scroccatele da Papiano, a cui io ho già accennato altrove.