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sfangavano orribilmente. Ansimava, e Marta non lo udiva. Perchè, perchè fuggiva ella così?

A un tratto Marta ebbe come un brivido e si contenne, s’arrestò per un attimo, quasi per soffocare un grido.

— Che ha? ch’è stato? — le domandò egli, fermandosi.

— Nulla! venga.... venga.... — gli disse Marta, piano, col capo chino, proseguendo.

Il Falcone si volse e vide un po’ innanzi a loro, sul marciapiede a destra, due signori sotto un ombrello, che guardavano Marta e lui: l’uno terreo in volto e con piglio fosco, l’altro più alto, magro, straniero all’aspetto e con un’espressione scioccamente derisoria negli occhi chiari.

Erano Rocco Pentàgora e il signor Madden.

Il Falcone, non ostante il divieto di Marta, appuntò contro quei due gli occhi da belva.

— Non guardi! non si volti! — gl’impose, con rabbia soffocata, Marta.

— Mi dica chi sono quei due! — domandò il Falcone quasi a voce alta, accennando a fermarsi di nuovo.

— Stia zitto, le ripeto, e venga con me! — riprese Marta, con lo stesso accento. — Che diritto ha lei di saperlo?

— Nessun diritto, ma io.... lei non sa.... — continuò il Falcone con voce che non pareva più