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— Ora accusi me, invece....

— Ma te, me stessa, tutti, la mia sorte infame.... — seguitò Marta.

Gregorio Alvignani si strinse ne le spalle.

— Ti stendo la mano.... la respingi.... Hai pure ascoltato ciò che ho detto di là al Blandino. Se tuo marito fosse morto, t’avrei fatta mia.... Qual’altra prova potrei darti dell’onestà delle mie intenzioni? Ma tu vuoi per forza vedere in me uno.... uno che si sia approfittato della tua sciagura! Ebbene, no! io non sono quel che tu mi stimi. Sono pronto, ora come sempre, a fare per te tutto quello che vorrai.... Che altro posso dirti? Perchè m’accusi?

— Me sola accuso, — disse Marta, cupamente. — Me sola, che son diventata la tua amante....

L’Alvignani, a questa parola, ebbe uno scatto improvviso: s’accostò a Marta, la prese per le braccia.

— La mia amante? No, cara! Ah, se io vedessi in te, negli occhi tuoi, un lampo d’amore! Andrei da colui, io; gli direi: “Tu l’hai scacciata senza colpa, infamata senza ragione, rovinata, perchè io la amavo? e ora che ella mi ama, tu la rivuoi? Ebbene, no! ora ella è mia, mia per sempre, tutta mia: uno di noi due è di troppo!„ Ma tu mi ami? No.... La mia amante, no! È ben

Pirandello. Esclusa 17