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caratteri e materia dell’umorismo 175

certo modo altrettanti sistemi distinti e mobili, che fanno sì che l’individuo, vivendo ora l’uno ora l’altro di essi, ora qualche compromesso fra due o più orientamenti psichici, apparisca come se veramente in lui fossero più anime diverse e perfino opposte, più e opposte personalità?

Non c’è uomo, osservò il Pascal, che differisca più da un altro che da sè stesso nella successione del tempo.

La semplicità dell’anima contradice al concetto storico dell’anima umana. La sua vita è equilibrio mobile; è un risorgere e un assopirsi continuo di affetti, di tendenze, di idee; un fluttuare incessante fra termini contraddittorii, e un oscillare fra poli opposti, come la speranza e la paura, il vero e il falso, il bello e il brutto, il giusto e l’ingiusto e via dicendo. Se d’un tratto si disegna nell’imagine oscura dell’avvenire un luminoso disegno d’azione, o vagamente brilla il fiore del godimento, non tarda ad apparire, vindice dei diritti dell’esperienza, il pensiero del passato, non di rado cupo e triste; o interviene a infrenare la briosa fantasia il senso riottoso del presente. Questa lotta di ricordi, di speranze, di presentimenti, di percezioni, d’idealità, può raffigurarsi come una lotta d’anime fra loro, che si contrastino il dominio definitivo e pieno della personalità.

Ecco un alto funzionario, che si crede, ed è, poveretto, in verità, un galantuomo. Domina in lui l’anima morale. Ma un bel giorno, l’anima istintiva, che è come la bestia originaria acquattata in fondo a ciascuno di noi, spara un calcio all’anima morale, e quel galantuomo ruba. Oh, egli stesso, poveretto, egli per il primo, poco dopo, ne prova stupore, piange, domanda a sè stesso, disperato: — Come, come mai ho potuto far questo? — Ma, sissignori, ha rubato. E quell’altro là? Uomo dabbene, anzi dabbenissimo: sissignori, ha ucciso. L’idealità morale costituiva nella personalità di