Pagina:Pirandello - Quaderni di Serafino Gubbio operatore, Firenze, Bemporad, 1925.djvu/128

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della cornetta una suora di carità. Chi l’aveva chiamata? Il fatto è che, appena lei si presentò su la soglia, l’agonizzante finì di rantolare. Ed ella si trovò pronta a compiere il suo ultimo ufficio. Gli levò dal capo la compressa di ghiaccio; si volse a guardarci, muta, con un semplice, rapidissimo cenno degli occhi al cielo; poi si chinò a comporre sul letto il cadavere e s’inginocchiò. Le tre zitellone e il signor Cesarino seguirono l’esempio. Simone Pau mi chiamò fuori della cameretta.

— Conta, — mi ordinò, cominciando a scendere la scala, indicandomi gli scalini. — Uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto e nove. Scalini di una scala; di questa scala, che dà su questo corridojo tetro... Mani che li intagliarono e li disposero qua in sesto... Morte. Mani che levarono questo casamento... Morte. Come altre mani, che levarono tant’altre case di questo borgo... Roma; che ne pensi? Grande... Pensa nei cieli questa terra piccola... Vedi? che è?... Un uomo è morto... io, tu... non importa: un uomo... E cinque, di là, gli si sono inginocchiati intorno a pregare qualcuno, qualche cosa, che credono fuori e sopra di tutto e di tutti, e non in loro stessi, un sentimento loro che si libera dal giudizio e invoca quella stessa pietà che sperano per loro, e n’hanno conforto e pace. Ebbene, bisogna fare così. Io e tu, che non possiamo farlo, siamo due scemi. Perchè, dicendo queste bestialità che sto dicendo io, lo stiamo facendo lo stesso, in piedi, scomodi, con questo bel guadagno, che non ne abbiamo nè conforto nè pace. E scemi come noi sono tutti coloro che cercano Dio dentro e lo sdegnano fuori, che