Pagina:Pirandello - Quaderni di Serafino Gubbio operatore, Firenze, Bemporad, 1925.djvu/155

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luogo d’infamia questo, dove io per sozzi fini voglia condurre alla perdizione la mia figliuola! Lei capirà, caro signore, e perdonerà: parlo per questo! mi brucia sentirmi dire davanti alla mia figliuola, ch’io la voglio compromettere, perdere, conducendola in un luogo d’infamia... Su, su, mi faccia il piacere: m’introduca subito da Polacco, perchè possa restituirgli questi regali e il danaro, ringraziandolo. Quando uno ha la disgrazia d’avere una moglie come costei, bisogna che si seppellisca, e la faccia finita una volta e per sempre! M’introduca da Polacco! —

Non mancò, neanche questa volta, per me; ma, aprendo sbadatamente, senza picchiare, l’uscio della Direzione artistica, ov’era il Polacco, intravidi nella stanza tal cosa, per cui d’improvviso mutò la disposizione dell’animo mio e non potei più nè pensare ai Cavalena nè quasi vedere nulla.

Curvo su la seggiola davanti la scrivania del Polacco, un uomo era lì, che piangeva, con le mani sul volto, perdutamente.

Subito il Polacco, vedendo aprire l’uscio, levò di scatto il viso e mi fe’ cenno iroso di richiudere.

Obbedii. Quell’uomo che piangeva di là, era certo Aldo Nuti. Cavalena, la moglie, la figliuola mi guardarono perplessi, stupiti.

— Che c’è? — fece Cavalena.

Trovai appena il fiato per rispondere:

— C’è... c’è gente... —

Poco dopo, venne fuori dalla Direzione artistica Polacco, sconvolto. Vide Cavalena e gli fece segno d’aspettare:

— Bravo, sì. Ho da parlarti. —