Pagina:Pirandello - Quaderni di Serafino Gubbio operatore, Firenze, Bemporad, 1925.djvu/168

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data a me? Io non l’ho avuta, non l’ho avuta... Crede ch’io abbia potuto pensare d’averla? Io dovevo avere soltanto la prova, che non sarebbe mancato per lei... una prova da mostrare a Giorgio! —

Sono rimasto per un momento sbalordito a mirarlo in bocca.

— E quella vipera gliel’ha data subito? E lei ha potuto averla facilmente, questa prova? Ma dunque, ma dunque, scusi... —

Ho creduto che finalmente la mia logica avesse in pugno la vittoria così, che non sarebbe stato più possibile strappargliela. Devo ancora imparare, che proprio nel momento in cui la logica, combattendo con la passione, crede d’avere acciuffata la vittoria, la passione con una manata improvvisa gliela ristrappa, e poi a urtoni, a pedate, la caccia via con tutta la scorta delle sue codate conseguenze.

Se quest’infelice, evidentissimamente raggirato da quella donna, per un fine che mi par d’aver indovinato, non potè neanche farla sua, e gli è rimasta perciò anche questa rabbia in corpo, dopo tutto quello che gli è toccato soffrire, perchè quel pagliaccetto sciocco della sua vanità credette forse davvero in principio di poter facilmente giocare con una donna come la Nestoroff; che volete più ragionare? possibile indurlo ad andarsene? costringerlo a riconoscere che non avrebbe nessun motivo di cimentare un altr’uomo, di aggredire una donna che non vuol saperne di lui?

Eppure... eppure ho cercato d’indurlo a partire, e gli ho domandato che voleva, infine, e che sperava da quella donna.