Pagina:Pirandello - Quaderni di Serafino Gubbio operatore, Firenze, Bemporad, 1925.djvu/186

Da Wikisource.

mostrandomi per lei così pietoso verso il Nuti, ho perduto forse l’unico mezzo che mi restasse per richiamarla in sè: dimostrarle, cioè, che Duccella, per conto della quale ella crede d’amarlo, non ha nessuna ragione d’esser pietosa per lui. Dando a Duccella la sua realtà vera, la larva di lei, quella larva amorosa e pietosa, in cui ella, la signorina Luisetta, s’è tramutata, dovrebbe scomparire, e restar lei, la signorina Luisetta, col suo amore ingiustificato e non richiesto da lui: perchè egli da quella, e non da lei, l’ha richiesto, e lei per quella e non per sè gliel’ha dato, così, davanti a tutti.

Sì, ma se io so ch’ella veramente gliel’ha dato, sotto questa pietosa finzione, che vado adesso sofisticando?

Come Aldo Nuti crede dura e crudele Duccella, ella crederebbe duro e crudele me, se le strappassi questa finzione pietosa. Ella è una Duccella finta, appunto perchè ama; e sa che la Duccella vera non ha nessuna ragione d’amare; lo sa per il fatto stesso che Aldo Nuti, ora che l’allucinazione gli è svanita non vede più in lei l’amore, e squallidamente la ringrazia appena appena della pietà.

Forse, a costo di soffrire un po’ più, ella potrebbe riaversi, solo a patto che Duccella diventasse lei, veramente, pietosa, sapendo in quali condizioni s’è ridotto l’antico fidanzato, e si presentasse qua, davanti al letto ov’egli giace, per ridargli il suo amore e salvarlo.

Ma Duccella non verrà. E la signorina Luisetta seguiterà a credere davanti a tutti e anche davanti a se stessa, in buona fede, di amare per conto di lei Aldo Nuti.