Pagina:Pirandello - Quaderni di Serafino Gubbio operatore, Firenze, Bemporad, 1925.djvu/210

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così meravigliosamente fingere l’ansia paurosa, allorchè, scesi i due primi gradini, vi siete sporta dalla ringhiera a guardar lontano. Tanto bene lo so, che quasi quasi, a momenti, mi voltavo anch’io a guardare dove voi guardavate, per vedere se non fosse per caso arrivata in quel momento la Nestoroff.

Da tre giorni, qua, voi vivete in quest’ansia paurosa. Non voi sola; sebbene, forse, nessuno più di voi. Da un momento all’altro, veramente, la Nestoroff può arrivare. Non si vede da nove giorni. Ma è a Roma; non è partita. È partito solo Carlo Ferro, con altri cinque o sei attori e il Bertini, per Taranto.

Il giorno che Carlo Ferro partì (son già quasi due settimane), Polacco venne a trovarmi raggiante e come se si fosse levato un macigno dal petto.

— Te l’avevo detto, bambino? Anche all’inferno va, se lei vuole!

— Purchè, — gli risposi, — non ce lo vediamo arrivare all’improvviso, come una bomba. —

Ma è già un gran fatto, veramente, e per me ancora inesplicabile, ch’egli sia partito. Mi risuonano ancora nell’orecchio le sue parole:

— Posso essere una belva di fronte a un uomo, ma come uomo di fronte a una belva non valgo nulla! —

Eppure, con la coscienza di non valer nulla, per puntiglio, non s’è tirato indietro, non s’è rifiutato d’affrontare la belva; ora, di fronte a un uomo, è fuggito. Perchè è certo che la sua partenza, il giorno dopo l’arrivo del Nuti, ha tutta l’aria d’una fuga.