Pagina:Pirandello - Quaderni di Serafino Gubbio operatore, Firenze, Bemporad, 1925.djvu/216

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persona — lei come signorina Luisetta — non avrebbe dovuto aver nessuna ragione di sentire quell’avversione, quel ribrezzo per una signora, della cui simpatia s’era prima tanto compiaciuta.

Comprese; si turbò maggiormente.

— Suppongo, — soggiunsi, — che se vuol parlare anche con lei, sarà a fin di bene; anzi certamente sarà così. Lei s’aombra...

— Perchè... perchè non riesco a... a immaginare... — si buttò a dire, prima esitante, poi con impeto, facendosi in volto di bragia, — che cosa possa avere da dire a me, anche così, come lei suppone, a fin di bene. Io...

— Estranea, come me, al caso, è vero? — attaccai subito, ostentando una maggiore freddezza. — Ebbene, forse ella crede, che lei possa giovare in qualche modo...

— No, no; estranea, va bene, — s’affrettò a rispondere, urtata. — Voglio restare estranea e non aver nessuna relazione, per ciò che si riferisce al signor Nuti, con codesta signora.

— Faccia come crede — dissi. — Andrò io solo. Non c’è bisogno che la avverta, che sarà prudente non far parola al Nuti di questo invito.

— Oh, certo! — fece.

E si ritirò.

Sono rimasto a lungo a riflettere, col biglietto in mano, su l’atteggiamento da me preso, senza volerlo, in questo breve dialogo con la signorina Luisetta.

Le benigne intenzioni da me attribuite alla Nestoroff non avevano altra ragione, che il reciso rifiuto della signorina Luisetta d’accompagnarsi con