Pagina:Pirandello - Quaderni di Serafino Gubbio operatore, Firenze, Bemporad, 1925.djvu/224

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— Proprio vero? Scusate, non ho diritto di pretendere alla vostra sincerità. Ma io mi proponevo d’esser sincera con voi, oggi.

— E io sono venuto...

— Perchè la signorina Cavalena, come voi dite, ha voluto dimostrare di far più conto dell’altro ospite?

— No, signora. La signorina Cavalena ha detto di voler restare estranea.

— E anche voi?

— Io sono venuto.

— E io vi ringrazio moltissimo. Ma solo siete venuto! E questo — forse sbaglio ancora — non m’affida, non perchè ritenga, badate, che anche voi, come la signorina Cavalena, facciate più conto dell’altro ospite; anzi, al contrario...

— Come sarebbe?

— Che di quell’altro ospite non v’importi niente: non solo, ma che vi farebbe anzi piacere che gli accadesse qualche male, anche per il fatto che la signorina Cavalena, non volendo venire con voi, ha dimostrato di tenere più a lui che a voi. Mi spiego?

— Ah, no, signora! S’inganna! — esclamai recisamente.

— Non vi contraria?

— Per nulla. Cioè... ecco, sinceramente... mi contraria, ma non più per me, ormai. Io veramente mi sento estraneo.

— Ecco, vedete? — esclamò ella a questo punto, interrompendomi. — Questo ho temuto, vedendovi entrar solo. Confessate che voi non vi sentireste ora così estraneo, se la signorina fosse venuta con voi...