Pagina:Pirandello - Quaderni di Serafino Gubbio operatore, Firenze, Bemporad, 1925.djvu/229

Da Wikisource.

in prigione! Corro anche questo rischio, sapete! Deliberatamente, mi sono esposta anche a questo rischio. Perchè so con chi ho da fare. E non temo. Mi sono illusa di sentire un po’ di timore; mi sono adoperata, in questa illusione, ad allontanare di qua uno che minacciava violenze su me, su tutti. Non è vero. Ho agito freddamente, non per timore! Qualunque male, anche questo, sarebbe minore per me. Un altro delitto, la prigione, la morte stessa, sarebbero per me mali minori di quello che soffro adesso e nel quale voglio restare. Guaj a lui se tenta di suscitarmi un po’ di compassione per me stessa o per lui. Non ne ho! Se voi ne avete per lui, voi che ne avete tanta per tutti, fate, fate che se ne vada! Ecco quello che desidero da voi, appunto perchè io non temo di nulla! —

Questo mi disse, mostrando in tutta la persona la smania disperata di non sentire veramente ciò che avrebbe voluto sentire.

Restai un tratto in una perplessità piena di sgomento, d’angoscia e d’ammirazione anche; poi tornai ad aprir le braccia e, per non promettere invano, le dissi del mio proposito di recarmi alla villetta di Sorrento.

Ella stette ad ascoltarmi, ristretta in sè, forse per attutire il bruciore che il ricordo di quella villetta e delle due donne sconsolate le cagionava; chiuse gli occhi dolorosamente; negò col capo; disse:

— Non otterrete nulla.

— Chi sa! — sospirai. — Almeno per provare. —

Mi strinse forte la mano:

— Forse, — disse, — farò anch’io qualche cosa per voi. —