Pagina:Pirandello - Quaderni di Serafino Gubbio operatore, Firenze, Bemporad, 1925.djvu/255

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Questo ora — beninteso — lo dico per me, che vorrei esser volpe e non sono. Non so dire uva acerba, io, alla signorina Luisetta. E questa povera piccina, al cui cuore non son potuto arrivare, ecco, fa di tutto perchè io perda appresso a lei la ragione, la calma impassibile, la bella saggezza che mi sono più volte proposto di seguire, insomma quel mio tanto vantato silenzio di cosa. Vorrei disprezzarla, io, la signorina Luisetta, nel vederla così perduta dietro a quello sciocco; non posso. La povera piccina non dorme più, e me lo viene a dire in camera ogni mattina, con certi occhi che le cangiano di colore, ora azzurri intensi, ora verdi pallidi, con la pupilla che or si dilata per lo sgomento, or si restringe in un puntino in cui pare infitto lo spasimo più acuto.

Le domando: — Non dorme? Perchè? — , spinto da una voglia cattiva, che vorrei e non so ricacciare indietro, di farla stizzire. La sua bella età, la stagione dovrebbero pure invitarla a dormire. No? Perchè? Un bel gusto provo a costringerla a dirmelo, che non dorme per lui, perchè teme che lui... Ah sì? E allora: — Ma no, dorma pure, che tutto va bene, benissimo. Vedesse con che impegno lui s’è messo a rappresentare la parte nel film della tigre! Proprio bene, perchè da giovanotto, lui, lo diceva, che se il nonno glielo avesse permesso, attore drammatico si sarebbe fatto; e non avrebbe mica sbagliato! Ottima disposizione naturale; vera eleganza signorile; perfetta compostezza da gentleman inglese al seguito della perfida Miss in viaggio nelle Indie! E bisogna vedere con quale garbata arrendevolezza accetta i consigli