Pagina:Pirandello - Quaderni di Serafino Gubbio operatore, Firenze, Bemporad, 1925.djvu/27

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Mi profferse la sua cameretta; credetti in principio che scherzasse; ma quando m’assicurò che aveva lì veramente una cameretta per sè non volli accettare e andai con lui nel dormitorio dell’asilo. Non me ne pento, perchè al disagio e al ribrezzo che provai in quell’orrido luogo, ebbi due compensi:

1° quello di trovare il posto, che occupo al presente, o meglio, l’occasione di entrare come operatore nella grande Casa di cinematografia La Kosmograph;

2° quello di conoscere l’uomo, che per me è rimasto il simbolo della sorte miserabile, a cui il continuo progresso condanna l’umanità.

Ecco, prima, l’uomo.


§ 5.


Me lo mostrò Simone Pau, la mattina appresso, quando ci levammo dalla branda.

Non descriverò quello stanzone del dormitorio, appestato da tanti fiati, nella squallida luce dell’alba, nè l’esodo di quei ricoverati, che scendevano irti e rabbuffati dal sonno nei lunghi càmici bianchi, con le pantofole di tela ai piedi e la tèssera in mano, giù allo spogliatojo, per ritirare a turno i loro panni.

Uno era in mezzo a questi, che fra gli sgonfii del bianco accappatojo teneva stretto sotto il braccio un violino, chiuso nella fodera di panno verde, logora, sudicia, stinta, e se n’andava inarcocchiato e tenebroso, come assorto a guardarsi i peli spioventi delle foltissime sopracciglia aggrottate.