Pagina:Pirandello - Quaderni di Serafino Gubbio operatore, Firenze, Bemporad, 1925.djvu/32

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partenza quest’uomo, incontrato la prima sera del mio arrivo a Roma. Certamente ho potuto farle, perchè anch’io mi sono ridotto a quest’ufficio di servitore d’una macchina; ma son venute dopo.

Lo dico, perchè quest’uomo, presentato qui, dopo quelle considerazioni, potrebbe parere a qualcuno una mia grottesca invenzione. Ma si badi ch’io forse non avrei mai pensato di fare quelle considerazioni, se in parte non me le avesse suggerite Simone Pau nel presentarmi quel disgraziato; e che, del resto, grottesca è tutta la mia prima avventura, e tale perchè grottesco è, e vuol essere, quasi per professione, Simone Pau, il quale, per darmene un saggio fin dalla prima sera, volle condurmi a dormire in un ospizio di mendicità.

Io non feci allora nessunissima considerazione; prima, perchè non potevo pensare neppur lontanamente che mi sarei ridotto a quest’ufficio; poi, perchè me l’avrebbe impedito un gran tramestìo su per la scala del dormitorio e un irrompere confuso e festante di tutti quei ricoverati già scesi allo spogliatojo per ritirare i loro panni.

Che era accaduto?

Ritornavano su, insaccati di nuovo nei bianchi accappatoj, e con le pantofole ai piedi.

Tra loro, e insieme coi custodi e le suore di carità addette al ricovero e alla cucina economica, eran parecchi signori e qualche signora, tutti ben vestiti e sorridenti, con un’aria curiosa e nuova. Due di quei signori avevano in mano una macchinetta, che ora conosco bene, avvolta in una coperta nera, e sotto il braccio il treppiedi a gambe rientranti. Erano attori e operatori d’una Casa ci-