Pagina:Pirandello - Uno nessuno e centomila, Milano, Mondadori, 1936.djvu/135

Da Wikisource.

balzai in piedi esultante, ma subito dopo mi voltai a guardar l’uscio. Fu così rapido questo cangiamento dall’esultanza al sospetto, che mi vidi — e n’ebbi un brivido. Ladro! Rubavo. Rubavo veramente. Andavo a mettermi con le spalle contro quell’uscio; mi sbottonavo il panciotto; mi sbottonavo il petto della camicia e vi cacciavo dentro quel fascicolo ch’era abbastanza voluminoso.

Uno scarafaggio non ben sicuro sulle zampe sbucò in quel punto di sotto lo scaffale, diretto verso la finestra. Gli fui subito sopra col piede e lo schiacciai.

Col volto strizzato dallo schifo, rimisi alla rinfusa tutti gli altri incartamenti dentro lo scaffale, e uscii dallo stanzino.

Per fortuna Quantorzo, Firbo e tutti i commessi erano già andati via; c’era solo il vecchio custode, che non poteva sospettare di nulla.

Provai nondimeno il bisogno di dirgli qualche cosa:

— Pulite per terra là dentro: ho schiacciato uno scarafaggio. —

E corsi in Via del Crocefisso, allo studio del notaro Stampa.