Pagina:Pirandello - Uno nessuno e centomila, Milano, Mondadori, 1936.djvu/155

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gnetta che s’era levata anche lei di scatto e mi guardava, per togliermelo davanti, quell’orrore, le allungai un calcio; ma subito ai guaiti laceranti della bestiolina, mi presi disperatamente la testa tra le mani, gridando:

— Impazzisco! impazzisco! —

Se non che, non so come, in quel gesto di disperazione tornai a vedermi, e allora il pianto che stava per prorompermi dal petto mi si mutò d’improvviso in uno scoppio di riso, e chiamai quella povera Bibì ch’era mezza azzoppata, e mi misi a zoppicare anch’io per burla, e tutto in preda a una gaja smania feroce, le dissi che avevo giocato, giocato, e che volevo seguitare a giocare. La bestiolina starnutiva, come per dirmi:

— Rifiuto! rifiuto! —

— Ah sì? Rifiuti, Bibì, rifiuti?

E allora mi misi a starnutire anch’io per rifarle il verso, ripetendo a ogni starnuto:

— Rifiuto! rifiuto! —