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5. Quantorzo, com’era per Dida;
6. Quantorzo, com’era per me;
7. il caro Gengè di Dida;
8. il caro Vitangelo di Quantorzo.
S’apparecchiava in quel salotto, fra quegli otto che si credevano tre, una bella conversazione.
§ 7. Ma io intanto dicevo tra me:
(Oh Dio mio, e non sentiranno ora venir meno a un tratto la loro bella sicurezza, vedendosi guardati da questi miei occhi che non sanno quello che vedono?
Fermarsi per un poco a guardare uno che stia facendo anche la cosa più ovvia e consueta della vita; guardarlo in modo da fargli sorgere il dubbio che a noi non sia chiaro ciò che egli stia facendo e che possa anche non esser chiaro a lui stesso: basta questo perchè quella sicurezza s’aombri e vacilli. Nulla turba e sconcerta più di due occhi vani che dimostrino di non vederci, o di non vedere ciò che noi vediamo.
— Perchè guardi così? —
E nessuno pensa che tutti dovremmo guardare sempre così, ciascuno con gli occhi pieni dell’orrore della propria solitudine senza scampo).