Pagina:Pirandello - Uno nessuno e centomila, Milano, Mondadori, 1936.djvu/175

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§ 1. A tu per tu.


Poco dopo, chiuso in camera come una bestia in gabbia, sbuffavo per quella violenza su mia moglie (la prima) senza potermela levare dagli occhi, nel bianco vagellare della lieve persona che pareva si sfaldasse tutta agli scrolli con cui la respingevo indietro, afferrata per i polsi, e la ributtavo a sedere sulla poltrona.

Ah come lieve, con tutti quei falbalà intorno all’abito di neve, all’urto brutale della mia violenza!

Rotta ormai, come una fragile bambola, là ributtata con tanta furia sulla poltrona, non l’avrei di certo raccapezzata più. E tutta la mia vita, qual’era stata finora con lei, il giuoco di quella bambola: spezzato, finito, forse per sempre.

L’orrore della mia violenza mi fremeva vivo nelle mani ancora tremanti. Ma avvertivo che non era tanto della violenza quell’orrore, quanto del cieco insorgere in me d’un sentimento e d’una volontà che alla fine mi avevano dato corpo: un bestiale corpo che aveva incusso spavento e rese violente le mie mani.