Pagina:Pirandello - Uno nessuno e centomila, Milano, Mondadori, 1936.djvu/187

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§ 6. Vincendo il riso.


Sapevo altresì che a mettermi in nuove condizioni di vita, a rappresentarmi agli altri domani da medico, poniamo, o da avvocato o da professore, non mi sarei ugualmente ritrovato nè uno per tutti nè io stesso mai nella veste e negli atti di nessuna di quelle professioni.

Troppo ero già compreso dall’orrore di chiudermi nella prigione d’una forma qualunque.

Pur non di meno quelle stesse proposte, fatte per ridere a mio suocero, io le avevo fatte sul serio a me stesso durante la notte, vincendo il riso che mi provocavano le immagini di me avvocato o medico o professore. Avevo insomma pensato che una di quelle professioni, o un’altra qual si fosse, avrei dovuto prenderla e accettarla come una necessità se Dida, ritornando a me com’io volevo, me n’avesse fatto l’obbligo per provvedere del mio meglio alla sua nuova vita con un nuovo Gengè.

Ma dalla furia con cui mio suocero se n’era scappato potevo argomentare che, anche per Dida, nessun nuovo Gengè poteva nascere dal vecchio. Tanto questo vecchio le dava a vedere d’essersi impazzito senza ri-