Pagina:Pirandello - Uno nessuno e centomila, Milano, Mondadori, 1936.djvu/219

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amico ora passa giù per la via e lei lo riconosce, guardato così dall’alto, non le sembra più grande d’un suo dito. Ah, se le venisse in mente di chiamarlo e di domandargli: “Mi dica un po’, come le sembro io, affacciata qua a questa finestra?„. Non le viene in mente, perchè non pensa all’immagine che quelli che passano per via hanno intanto della finestra e di lei che vi sta affacciata a guardare. Dovrebbe fare lo sforzo di staccare da sè le condizioni che pone alla realtà degli altri che passano giù e che vivono per un momento nella sua vasta visione, piccoli transitanti per una via. Non lo fa questo sforzo, perchè non le sorge nessun sospetto dell’immagine che essi hanno di lei e della sua finestra, una tra tante, piccola, così alta, e di lei piccola piccola là affacciata con quel braccino che si muove in aria. —

Si vedeva nella mia descrizione, piccola piccola a una finestra alta, col braccino che si moveva in aria, e rideva.

Erano lampi, guizzi; poi nella cameretta si rifaceva il silenzio. Ogni tanto compariva, come un’ombra, la vecchia zia con cui Anna Rosa abitava: grassa, apatica, con gli enormi occhi biavi orribilmente strabi. Stava un po’ sulla soglia, nella penombra liquida della cameretta, con le mani gonfie e pallide sul ventre; pareva un mostro d’acquario, non diceva nulla e se n’andava.

Con quella zia ella non scambiava che pochissime parole durante tutto il giorno. Viveva con sè, di sè; leggeva, fantasticava, ma sempre insofferente, così delle letture come delle sue stesse fantasticherie; usciva a