Pagina:Pirandello - Uno nessuno e centomila, Milano, Mondadori, 1936.djvu/22

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bigliardo, dove c’era lui, il segretario del presidente della Congregazione di carità; e che risatine si faceva sotto i baffoni pelosi per la vostra disdetta allorchè vi siete messo a giocare con l’amico Carlino detto Quintadecima. E poi? Che avvenne poi, uscendo dalla sala del bigliardo? Sotto un languido fanale, nella via umida deserta, un povero ubriaco malinconico tentava di cantare una vecchia canzonetta di Napoli, che tant’anni fa, quasi tutte le sere udivate cantare in quel borgo montano tra i castagni, ov’eravate andato a villeggiare per star vicino a quella cara Mimì, che poi sposò il vecchio commendator Della Venera, e morì un anno dopo. Oh, cara Mimì! Eccola, eccola a un’altra finestra che vi s’apre nella memoria...

Sì, sì, cari miei, v’assicuro che è un bel modo d’esser soli, codesto!



§ 4. Com’io volevo esser solo.


Io volevo esser solo in un modo affatto insolito, nuovo. Tutt’al contrario di quel che pensate voi: cioè, senza me e appunto con un estraneo attorno.

Vi sembra già questo un primo segno di pazzia?

Forse perchè non riflettete bene.

Poteva già essere in me la pazzia, non nego; ma