Pagina:Pirandello - Uno nessuno e centomila, Milano, Mondadori, 1936.djvu/75

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§ 1. Pazzie per forza.


Ma voglio dirvi prima, almeno in succinto, le pazzie che cominciai a fare per scoprire tutti quegli altri Moscarda che vivevano nei miei più vicini conoscenti, e distruggerli a uno a uno.

Pazzie per forza. Perchè, non avendo mai pensato finora a costruire di me stesso un Moscarda che consistesse a’ miei occhi e per mio conto in un modo d’essere che mi paresse da distinguere come a me proprio e particolare, s’intende che non mi era possibile agire con una qualche logica coerenza. Dovevo a volta a volta dimostrarmi il contrario di quel che ero o supponevo d’essere in questo e in quello dei miei conoscenti, dopo essermi sforzato di comprendere la realtà che m’avevano data: meschina, per forza, labile, volubile e quasi inconsistente.

Però ecco: un certo aspetto, un certo senso, un certo valore dovevo pur averlo per gli altri, oltre che per le mie fattezze fuori della veduta mia e della mia estimativa, anche per tante cose a cui finora non avevo mai pensato.