Pagina:Pirandello - Uno nessuno e centomila, Milano, Mondadori, 1936.djvu/78

Da Wikisource.

modo, sempre c’erano per gli altri impliciti il mio nome e il mio corpo.

Se non che, ormai, per quanto potesse parermi stupido e odioso essere bollato così per sempre e non potermi dare un altro nome, tanti altri a piacere, che s’accordassero a volta a volta col vario atteggiarsi de’ miei sentimenti e delle mie azioni; pure ormai, ripeto, abituato com’ero a portar quello fin dalla nascita, potevo non farne gran caso, e pensare che io infine non ero quel nome; che quel nome era per gli altri un modo di chiamarmi, non bello ma che avrebbe potuto tuttavia essere anche più brutto. Non c’era forse un Sardo a Richieri che si chiamava Porcu? Sì.

— Signor Porcu... —

E non rispondeva mica con un grugnito.

— Eccomi, a servirla... —

Pulito pulito e sorridente rispondeva. Tanto che uno quasi si vergognava di doverlo chiamare così.

Lasciamo dunque il nome, e lasciamo anche le fattezze, benchè pure — ora che davanti allo specchio mi s’era duramente chiarita la necessità di non poter dare a me stesso un’immagine di me diversa da quella con cui mi rappresentavo — anche queste fattezze sentivo estranee alla mia volontà e contrarie dispettosamente a qualunque desiderio potesse nascermi d’averne altre, che non fossero queste, cioè questi capelli così, di questo colore, questi occhi così, verdastri, e questo naso e questa bocca; lasciamo, dico, anche le fattezze, perchè alla fin fine dovevo riconoscere che avrebbero potuto essere anche mostruose e avrei dovuto tener-