Pagina:Pirandello - Uno nessuno e centomila, Milano, Mondadori, 1936.djvu/82

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E quel lucido cranio a poco a poco, ecco, mi svaniva davanti come ingojato nel vano dell’aria.

Mio padre!

Nel vano, ora, un silenzio esterrefatto, grave di tutte le cose insensate e informi, che stanno nell’inerzia mute e impenetrabili allo spirito.

Fu un attimo, ma l’eternità. Vi sentii dentro tutto lo sgomento delle necessità cieche, delle cose che non si possono mutare: la prigione del tempo; il nascere ora, e non prima e non poi; il nome e il corpo che ci è dato; la catena delle cause; il seme gettato da quell’uomo: mio padre senza volerlo; il mio venire al mondo, da quel seme; involontario frutto di quell’uomo; legato a quel ramo; espresso da quelle radici.


§ 4. Il seme.


Vidi allora per la prima volta mio padre come non lo avevo mai veduto: fuori, nella sua vita; ma non com’era per sè, come in sè si sentiva, ch’io non potevo saperlo; ma come estraneo a me del tutto, nella realtà che, tal quale egli ora m’appariva, potevo supporre gli dessero gli altri.

A tutti i figli sarà forse avvenuto. Notare com’al-