Pagina:Pisacane - Saggio sulla rivoluzione.djvu/11

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cristiano e la vana speranza di farne una leva per la rigenerazione sociale) e contro il suo metodo (e non sempre le sue accuse sono giuste), è sempre pieno di affetto e di rispetto per la persona.

La vera contemporaneità delle idee del caduto di Sapri risulta in modo veramente brillante da ben altri elementi.

Carlo Pisacane quando scrive della fatalità delle rivoluzioni, della minima influenza della propaganda delle idee e della massima pressione dei bisogni, pare che abbia voluto anticipare la risposta ai codardi e agli inetti, che nei moti di Sicilia non videro che l’azione dei sobillatori. Se scrive sul contrasto tra la crescente ricchezza dei pochi e la miseria dei molti, sulla impotenza dei progressi tecnici e industriali a lenire le sofferenze dei lavoratori, pare che le sue siano pagine stralciate da Henry George; nè nei libri di Marx e di Loria si trova recisamente affermata la preminenza della quistione economica e la subordinazione della politica, più che in questo Saggio sulla rivoluzione. Nel quale, infine, si rinviene nettamente delineata la teoria anarchica col considerare il governo come un’ulcera, nel ritenere che una società si livella da sè e che la libertà non si apprende dagli educatori; nel combattere le leggi perchè riescono sempre a benefizio dei privilegiati, che le fanno, nel giudicare che dev’essere spontanea la reciproca limitazione