Pagina:Pisacane - Saggio sulla rivoluzione.djvu/131

Da Wikisource.

— 115 —

stenza faccia d’uopo. Ma queste naturali potenze dirette dalla sua sensibilità, e svilupate dalla sua mano, hanno un termine ed un confine, tra il quale quando esse sono racchiuse, divengono morali potenze, e diritti originali dell’eterna immutabile legge dell’ordine.

E quali sono mai questi confini, e quali gli stabiliti scopi? I limiti delle azioni sono, come si è detto, dalle reazioni degli altri essere circoscritti. Quando l’essere dalla sua sfera uscendo invade ed occupa lo spazio e la sfera d’un altro, quello reagisce e riurta, e nella propria situazione lo ripone. Quando un corpo vuol penetrare nell’altro, cioè passare in quella parte dello spazio occupato da quella, ritrova la resistenza che impenetrabilità diciamo, prova la reazione, o se mai persiste nello sforzo di compenetrarvi, vien finalmente distrutto. Così se tu mortale, distendi la tua mano e la tua forza di là dei confini che ti segnò natura, se occupi dei prodotti della terra tanto che ne siano offesi gli altri esseri tuoi simili, e manchi loro la sussistenza, tu proverai il riurto; il tuo delitto è l’invasione, il violamento dell’ordine; la tua pena è la tua distruzione

Così i fatti, la ragione, l’autorità d’accordo protestano e dichiarano il diritto di proprietà la causa dei mali, alla cui piena indarno la società oppone argini e serragli. Egli è cosa mostruosa scorgere la proprietà del frutto dei proprii lavori, non solo non protetta dalle leggi, ma annullata, manomessa, in vantaggio dell’usurpazione dichiarata proprietà sacra ed inviolabile. Si garantisce la proprietà, e più tosto che violarla si lasciano migliaia d’infelici perire nella miseria; ma non proteggono le leggi il frutto de’ lavori d’un operaio, i sudori di un contadino, contro l’usura e l’avidità dei capitalisti e dei proprietarii. È dichiarato assassino colui