battaglia. La disciplina, bastante a rendere il russo e l’inglese ottimo soldato, non basta, con diverse gradazioni, all’italiano, al greco, allo spagnuolo, al francese eziandio; questi popoli debbono combattere sotto il pungolo d’una passione che li esalti; questi popoli hanno troppo discernimento per sacrificarsi come ciechi strumenti dell’altrui volontà. I Suliotti di eroico valore fra le loro montagne, arrolati dalla corte di Napoli come soldati, non corrisposero alla fama che era corsa di loro; al 99 l’esercito napoletano fugge, ed il popolo napoletano combatte strenuamente il nemico in ogni vallata; Capua difesa da un esercito, e la fortissima Gaeta, non indugiano la marcia dello straniero, che vede in periglio la sua facile vittoria innanzi alla città di Napoli, aperta e priva di ogni genere di milizia. Non appena in Francia cessa il feudalismo, ed ai guerrieri feudali, guerrieri eroici, successero le regie milizie, i francesi perdettero il primato nelle armi, i lanzi e gli svizzeri vennero a loro preferiti. Fate paragone tra le gesta dei francesi durante la guerra dei sette anni e quelle durante la guerra della rivoluzione, e scorgete quanta differenza passi fra le milizie regie e le repubblicane, quelle strumento d’un despota, queste animate da una forte passione. Paragonate le battaglie di Kosbach e Jemappes, la prima combattuta dal fiore delle regie milizie, l’altra da inesperti volontarii tumultuariamente accozzati. Paragonate il soldato italiano a Pastrengo e lo stesso soldato a Novara, e scorgete ad evidenza come il convincimento e l’esaltazione siano per tutti i popoli di svegliato ingegno moventi assai più efficaci, che la disciplina ed il terrore. In virtù del loro discernimento cotesti popoli, e particolarmente gli italiani, combattono da eroi in lontane regioni, e mollemente, se manca l’esaltazione, nel proprio paese.