Pagina:Pisacane - Saggio sulla rivoluzione.djvu/208

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zia, amano ragionare dell’avvenire, ma vorrebbero placidamente raggiungerlo, non rischiare per esso il placido presente; di qui l’innumerevole schiera dei conservatori, degli eroi da poltrona flagellati dal Giusti.

Tutti gli sforzi per sospingere un popolo al risorgimento debbono consistere nello svolgere e rendere popolari le idee, adattandole alla loro intelligenza e traendone quelle conseguenze che debbono condurre ad un utile materiale immediato, onde siano sempre fomite maggiore alle passioni, che debbono, essenzialmente, esistere nel popolo. Il rivoluzionario debb’essere apostolo e cospiratore.

«La passione, scrive Beccaria, è un’impressione sempre costante della sensibilità nostra, tutta rivolta ad un medesimo oggetto; essa è un desiderio di ottenere o di fuggire qualche cosa che sempre si riproduce, ed è sempre riprodotta nella nostra mente quasi ad ogni circostanza.» Quindi, perchè un desiderio si trasformi in passione, fa d’uopo che vi sia mancanza e percezione della cosa desiderata, il che troveremo verificarsi nel minuto popolo, se ci facciamo a riflettere sul suo stato. La mancanza è la miseria in cui esso geme; una vita più agiata è la cosa desiderata e percepita; e siccome la mancanza del necessario è continua, continuo eziandio è il dolore ed il desiderio del benessere, venendo perciò riprodotto ad ogni istante di sua vita; le passioni esistono e non resta che giovarsene eccitandole e dirigendole ad un giusto fine. L’impossibilità di conquistare il desiderato benessere le ammorza, la mancanza d’un obbietto determinato le svia dal diritto sentiero; e perciò il popolo, o adagiandosi nei difetti si rassegna, oppure con la forza e con la frode tenta rapire ad altri quello che esso agogna e corre cercando l’agiatezza, dall’ignoranza sospinto al patibolo. Scuotiamo adunque gli addormentati, ed agli sviati,