Pagina:Pisacane - Saggio sulla rivoluzione.djvu/255

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Sino all’età dei sette anni, le cure materne sono indispensabili, sono prescritte dalla natura. Raggiunta questa età, lo sviluppo fisico è pienamente assicurato, l’educazione del fanciullo verrà affidata allo Stato.

Ogni comune avrebbe il suo ginnasio ove si troverebbero tutti i mezzi necessarii allo sviluppo completo delle facoltà fisiche e morali. Nè dovrebbe trascurarsi la sublime idea del Campanella, di adornare le pareti con dipinti che tutte le scienze rappresentassero.

Non dovrebbero i convittori vivere in comune, imperocchè per ottenere l’unità nazionale bisogna riserbare integra ogni individualità, ed il vivere sempre insieme forma sette, quindi i giovanetti sarebbero tutti alunni esterni.

L’educazione in questi ginnasii durerebbe sino all’età di quindici anni, nel qual tempo ogni alunno apprenderebbe un’arte di suo gradimento. Dai quindici ai sedici tutti sarebbero obbligati di assistere ad un corso di filosofia civile ed origine di tutti i culti, onde ognuno imparasse i diritti di cittadino e potesse garantirsi dalla superstizione. Ai sedici anni le naturali inclinazioni sono pienamente sviluppate, ogni giovane dichiara la sua volontà, e sceglie l’arte o la professione alla quale vuol dedicarsi. Lo Stato gli accorda altri due anni d’istruzione nella specialità da esso prescielta, e queste scuole di tecnologia si troverebbero nelle principali città d’Italia. A diciotto anni la tutela della nazione cessa, ed il giovane, avendo il diritto di entrare in un’associazione di sua scelta, è dichiarato cittadino e milite, e deve da sè procacciarsi da vivere.

Ragioneremo ora dell’educazione delle donne e di ciò che ad esse riguarda, con la brevità medesima che ci siamo imposti in questo ramo della costituzione sociale. Sarebbesi lasciata una lacuna troppo significante, tacendo della più bella parte del genere umano, depo-