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STUDIO CRITICO SUI CANTI POPOLARI 153


Pagina staccata da quell'ampia raccolta, i quarantatre canti dell’Abruzzo citeriore, editi non è guari dall'Imbriani, ci fanno credere che in quei comuni, ed in ispecie in Gessopalena, il popolo adotti de’ rispetti di origine letteraria o, come pare più probabile, riesca a farne penetrare qualcuno nel gabinetto de’ letterati. Perchè, come può spiegarsi che molti canti italiani non alieni da un po’ di rettorica abbiano riscontro quasi letterale in molti altri canti gessani?

Ne’ quali, se gli accenni veramente storici fanno difetto, qualche reminiscenza non manca. E Spagna è terra dove il poeta pensa di recarsi e, recatovisi, farvi un ritratto in marmo alla sua bella, degna d’imperatori e di re; alla quale, Roma e la Puglia non possono negarsi in dono. Un canto, che ricomparisce in Pietracastagnara, nel Principato ulteriore, “allude manifestamente a qualche ratto di gentildonna forse napolitana, forse per opera di qualcheduno degli Ungheresi venuti ai tempi della unione delle due corone„:

  Le vostr’ padr’ son’ tanti fort’!
Vad tmenn’ chi ti lasci ì'.
Se tu i vuo’ mini, i’ mi ti port’
A chill’ part’ di la Schiavunì’,
C’è ’nu castell’ ch’i tanti fort’;
Nisciun’ di li tiè ci pò minì;
Chi vo’ vedè’ murir’ l’uomen’ accis’
’Nnanz’ la cas’ di la ’nnamuret’

Il nome di Schiavonia l’abbiamo incontrato più volte ne’ canti siciliani, e qui torniamo ad incontrarlo insieme con le belle lodi della donna, con le querele delle