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STUDIO CRITICO SUI CANTI POPOLARI 7


accanto il sepolcro„. Laonde non è a maravigliare se Diodoro Siculo e Plutarco versi di poeti rapsodi avessero citati a testimonio di costumi e di consuetudini antiche; se prima di essi Erodoto, il padre della storia, avesse raccolto dai sacerdoti d’Egitto, della Persia e dell’India le loro tradizioni, e con quelle della Grecia ne avesse composto la prima storia universale dei principali popoli d’Asia e d’Europa; e se Paolo Diacono delle tradizioni dei suoi conterranei avesse fatto suo pro per la storia primitiva de’ Longobardi. Nè son da biasimar coloro i quali nello scrivere la storia, non trascurano la vita del popolo, e vi si fermano con le usanze, co’ dialetti, co’ proverbi.

Così dallo studio della nostra poesia, la quale a chi sappia con giusto criterio interpretarla segnerà il grado di intelligenza e la virtù politica e sociale di nostra gente, sarà agevolissimo il ritrarre le tendenze, i gusti, gli affetti molteplici e svariati del Siciliano, le fervide e concitate passioni che dentro gli bollono e tempestano.

Se non che, sarebbe molto difficile studiare quest’indole da ciò solamente che ne dice il canto: gioverebbe altresì vedere anche prima come quel canto acquistasse impeto, dolcezza e colori così differenti come sono i casi e le passioni che esso significa. Da ciò la necessità di mettere in conto gli elementi tutti e le circostanze che furono cause predisponenti ed occasionali del canto; conciossiachè, fuori d’una natura quando mesta e quando ridente, quando magnifica e quando semplice, ma sempre bella e maravi-