Pagina:Pitrè - Canti popolari siciliani I, 1891.djvu/419

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Nun ce’ è cchiù fumu ’nta la so cucina, E dispirata lu succursu chiama; Lu portu è aperta e sta senza catina, Nun ce’ è cchiù privilegi né campana \ (Palermo). 537, lu nun ciancia a Catania, l’amara, E manca di bon cori la disiju, 1 Fiera protesta contro i Francesi, che sul cominciare dell’ anno 1678, per la pace conchiusa a Nimega e poi confermata col matri- monio tra Carlo II di Spagna e Maria Luisa Borbone d’Orléans, ab- bandonavano alle ire del vendicativo governo spagnuolo la cittá di Messina, che avea cercato di emanciparsene dandosi a Luigi XIV. Non è a dire a quali eccessi si fosse lasciata andare la Spagna dopo la instaurazione. Giunto il conte di Santo Stefano Francesco di Bo- navides addì 5 gennaro 1679 in Messina, seguito da tre navi, cam- biò tosto r ordine delle cose, nuove leggi formò le antiche man- dando a male, cancellò l’antichissimo magistrato che come bizantino durava a chiamarsi Stratigoto, s’impossessò del tesoro ov’erano cu- stoditi i privilegi originali, che egli con immenso cordoglio di tutti abolì; e non sapendo come sfogar tuttavia l’ ira bestiale onde av- vampava ordinò con suo viglietto del dì 11 gennaro che fosse de- molita la casa ove solea radunarsi il Senato della cittá e rotta la campana del Duomo che avea chiamati i cittadini a consiglio, per farne una statua equestre di Carlo II (1681). Curioso è a questo pro- posito un volume di documenti inediti riguardanti il governo di Mes- sina del secolo XVII che io possiedo. Vedi pure quelli che pubblicava nel 1864 in Palermo, V. Di Giovanni negli Atti e Ducumenti ine- diti orari dell’Assemblea di Storia patria residente in Palermo, e gli Annali della cittá di Messina di C. Domenico Gallo, voi. Ili, pag. 453 e seg. (Messina, MDCCCIV). Tutto il canto, raccolto da Sa- lomone-Marino, fu giá poesia di Giuseppe Artali, uno degli scher- nitori di Messina; ed io lo udii in parte a Ficarazzi.