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34 CANTI POPOLARI


quando si vien facendo serenate o mattinate alla bella, colla quale pochi saluti corsero solamente. In alcuni paesi il mariolu1 è lo strumento che le accompagna2, e dal quale molti sanno trarre suoni dolcissimi. Per esso mi fu caro nel maggio dell’anno scorso (1867) di udire in Ficarazzi questi versi di un’arietta, che qui in Palermo, nel mio nativo Borgo, avevo udito a cantare sopra una chitarra, associata alle cadenze d’un armonioso sistro (azzarinu).

  La vitti ’mpinta a un arvulu
La ficu chi pinnía3:
Io a vuleva cògghiri,
’Rrivari ’un la putía.

L’aria è il canto nobile per eccellenza, l’unico che si creda degno d’esser conosciuto dagli uomini istruiti. Chi raccoglie canti sa bene che le arie sono le prime e le più facili ad aversi, perchè chi le sa (e non è persona che non sappia un buon numero) non istà tanto sul tirato, e come cosa bella si fa un dovere di dettarle a chi ne mostra vaghezza, preferendole sem-


    conoscono la penna di Giovanni Meli, di Ignazio Scimonelli, del Gueli, dell’Alcozer e di altri non pochi poeti.

  1. ’Ngannalarruni in alcuni luoghi di Sicilia, grillone nelle montagne pistoiesi, biobò in Orbetello, scacciapensieri in tutta Italia. Un proverbio siciliano dice: Mariolu e viulinu, ti diverti a lu matinu.
  2. Un canto popolare di Cianciana comincia:

    Sunati tutti li ’ngangalarruna
    Quantu jia cantu ’na canzuna bona....

  3. Si capisce bene che qui il fico è la ragazza; ma pei non Siciliani giova avvertire che nella voce ficu, non v’è ombra di allusione oscena. (Nota della pres. ediz).