Pagina:Pitrè - Canti popolari siciliani I, 1891.djvu/64

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38 CANTI POPOLARI


comuni anche in Sicilia ed oggi non dimenticate in Cesarò, paesetto su quel di Messina. Rammentando le nenie e gli attidos si affacciano subito alla memoria le prefiche romane e le attitadoras di Sardegna, le quali vestite a bruno, da poetico furore invasate, menano acerbo corrotto netta stanza del defunto1. Della esistenza loro nell’isola nostra2 mi accerta per lettera il Vigo, che dice di avere una serva di Ficarra, che vantasi di saper piangere3. Ad ogni modo ecco qui il cominciamento di una diesilla, che suol riempire di devota compunzione le buone madri, mogli, sorelle, alle quali è cara tuttavia la memoria del figliuolo, del marito, del fratello morto:

  Diesilla, diesilla;
Jurnata di gran sdegnu sarà chilla,
Quannu a lu focu lu munnu jirrà;

e pare quasi una letterale traduzione del famoso inno del Cardinal Frangipane, la quale dev’essere molto posteriore4. Nell’uso comune la diesilla si confonde sempre

  1. Vedi Antonio Bresciani, De’ Costumi dell’Isola di Sardegna comparati cogli antichissimi popoli orientali, vol. II, pag. 297 e seg. Milano 1864.
  2. In Itala, mentre da codeste donne piangevasi un morto, sfondò il soffitto per la calca, e giù tutte a catafascio.
  3. Adesso abbiamo una bella monografia del Salomone-Marino sopra Le Reputatici nell’etá di mezzo e moderna; Palermo, Giannone e Lamantia editori 1886. (Nota della pres. ediz.).
  4. Anche di alcune particolarità, che possono parer minuzie, conviene tener conto nell'esporre queste tradizioni popolari; e tra esse son pure le elemosine che si fanno a' cantastorie, intesi comunemente orvi, ninariddari, sunaturi. Per le orazioni o diesille di un