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68 | CANTI POPOLARI |
Quando il povero carcerato piange il giorno della sua cattura, come non gli si affacciano orribili al pensiero que’ manigoldi che lo afferrarono e di doppio laccio il ricinsero a’ polsi! Come non gli si appresenta nera la figura di quel gendarme, che ai suoi cagnotti gridava: stringete?1 nulla curando la pioggia che cadeva a torrenti, e i lampi che spaventevoli guizzavano per l’aria fosca! Ed egli vuole immortalarli quegl' infami diventati per libidine di servitù esosi agli stessi loro padroni; e sospira il momento di vederne uno trascinato in quelle bolge che si chiamano vicarìa, a provarne gli orrori. E nuovo inferno crea, dove
Librando in equa lance il bene e il male,
distribuisce e condanna i traditori del tempo suo, chiaminsi essi Filippo Ardito o Cosimo Giordano, Pietro Chiappara o Nunzio Orofino. Gioacchino Leto cerca invano sfuggire all’ira sua, ovvero eludere la vigilanza di chi sta a guardiano delle porte del paradiso, perchè se scappa al fuoco eterno, S. Pietro ve lo ricaccia di lassù colla violenza onde la madre di Lui, saliente al cielo, respingeva, secondo la fiaba popolare, tutte quelle anime che dalla bassa terra aveano osato aggrapparsi a’ lembi delle sue vesti, e seco lei sollevarsi2. Cian-