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172 CANTI POPOLARI


Conclusione.


Giunto al termine del presente studio, io credo superfluo di riepilogare il già detto e di tirarne conseguenze di pratica utilità. Parmi, del resto, dimostrato abbastanza, che da’ canti popolari tradizionali grandi vantaggi possano venire a questa parte, trascurata per lo addietro, di letteratura. Portato di vergine fantasia, priva di coltura, i canti, che le scuole non degnano di uno sguardo, ma che le scuole non sanno fare, racchiudono tanto tesoro di affetti, tanta copia di pensieri e d’immagini che a saperli parcamente imitare, ogni studioso, dal men facile verseggiatore al più ispirato poeta, ne ritrarrebbe bellezze inestimabili. A che menar tanto scalpore di un’arte che non si specchia sulla natura, e sbadigliare affetti che non si sentono, e dipingere scene che non si videro mai, quando nel canto il gran libro della natura e del vero sta aperto a tutti? Schietto linguaggio nell'amore, nella gelosia, nel dispetto, nella gioia, tra le pareti domestiche, sotto estraneo tetto, in mezzo a’ ceppi dell’ergastolo, e in qualunque studio di fortuna o stato dell’animo o condizione della vita; il canto è la più vera, la più sentita espressione dell’indole del popolo. Quel che ci vuole a fermare il suo grado di coltura intellettuale è fedelmente ritratto in esso, dove, a preferenza che altrove, si serbano a durevole documento fatti storici, che presto o tardi assumeranno carattere di tradizioni.

La vita del popolo si è confusa fin’oggi con quella