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eureka 21

III.


Questa tesi ammette una scelta fra due modi di discussione: — Noi possiamo ascendere o discendere. Cominciando dal nostro punto di vista, dalla Terra in cui noi siamo, possiamo passare agli altri pianeti del nostro sistema, di là al Sole, quindi al nostro sistema considerato collettivamente e poi attraverso ad altri sistemi, indefinitamente esterni; oppure, cominciando dall’alto ad un certo punto tanto definito quanto ce lo possiamo raffigurare o concepire, noi possiamo discendere all’abitazione dell’Uomo. Usualmente, cioè nei saggi più comuni Sull’Astronomia, si è adottato, con qualche riserva, il primo di questi due metodi: e ciò per la evidente ragione che i fatti astronomici ed i principi essendo l’unico nostro scopo, esso viene raggiunto meglio salendo gradatamente dal conosciuto, perchè è più prossimo, verso il punto in cui tutta le certezze si perdono nel remoto. Per il mio scopo presente, tuttavia, che è quello di dare alla mente il modo di capire anche da lontano e con un solo sguardo una concezione generale dell’Universo individuale — è chiaro che discendere dal grande al piccolo, dal centro (se noi potessimo stabilire un centro) alla periferia, dal principio (se noi potessimo imaginare un principio) alla fine, sarebbe il metodo preferibile, se non fosse per la difficoltà, per non dire impossibilità, di presentare sotto questa forma, a chi non è astronomo, una pittura veramente comprensibile riguardo a quelle considerazioni che sono implicate nell’idea: quantità, cioè, relativamente al numero, alla grandezza ed alla distanza.

Ora, la chiarezza, l’intangibilità — in ogni punto — è il carattere essenziale del mio piano generale. Negli argomenti importanti è meglio essere troppo prolissi che troppo oscuri. L’astrusità è una qualità che per sè stessa non è inerente a nessun soggetto. Tutte le cose sono ugualmente facili da comprendere, per colui il quale si avvicina ad esse gradatamente. È solo perchè qua e là si è lasciato negligentemente mancare qualche pietra del marciapiedi della nostra via al Calcolo Differenziale, che quest’ultimo non è una cosa tanto semplice quanto un sonetto di Mr. Salomone Seesaw.

Per evitare qualunque probabilità di malinteso, io credo che sia conveniente di procedere, come se anche i più semplici fatti dell’Astronomia fossero sconosciuti al lettore. Combinando i due metodi di discussione, che ho già riferito, io mi propongo di servirmi dei vantaggi particolari dell’uno e dell’altro — e più specialmente della ripetizione