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operazioni ingannerá, è vero, spesso sè stessa credendo di avere afferralo la concezione di cui noi parliamo. Nello sforzo per afferrarla noi procediamo passo passo; noi imaginiamo punto per punto; e finché noi continuiamo lo sforzo, si può dire che realmente noi tendiamo alla formazione dell’ idea designata, mentre la forza dell’impressione, che realmente prende forma in noi o 1’ ha già presa, è proporzionale al periodo di tempo durante il quale noi sosteniamo questo sforzo mentale. Ma è nell’atto in cui si tralascia l’impresa — di realizzare (come noi crediamo) l’idea — di dare l’ultimo colpo (come noi supponiamo) alla nostra concezione — che noi abbattiamo ad un tratto l’intera costruzione della nostra mente, per riposare così sopra qualche ultimo punto e per conseguenza definito. Tuttavia, se noi percepiamo questo fatto, è a cagione dell’assoluta coincidenza di tempo fra l’ultimo sforzo e l'atto del cessare di pensare. Tentando d’altra parte di formarci un'idea di uno spazio limitato, noi capovolgiamo semplicemente i procedimenti che implicano l’impossibilità.

Noi crediamo in un Dio. Noi possiamo o non possiamo credere uno spazio finito o infinito, ma la nostra credenza in tali casi si può propriamente designare come fede, ed è una cosa affatto distinta da quella credenza particolare — da quell’intellettuale credenza — che presuppone la concezione mentale.

Il fatto è che, nell’enunciazione di ciascuna di quelle classi di termini a cui appartiene il termine « Infinito » — la classe che rappresenta i pensieri di pensiero — colui che ha il diritto di dire che pensa veramente, non si sente obbligato ad accettare una concezione, ma semplicemente a dirigere la sua visione mentale verso un dato punto del firmamento dell’intelletto, dove sta una nebulosa che non sarà mai sciolta. Veramente, egli non fa nessun tentativo per scioglierla, perché con un rapido istinto comprende, non solo l’impossibilità, ma per quanto riguarda tutti i propositi umani, l'inessenzialità della sua soluzione. Egli percepisce che la Divinità non ha segnato questo mistero per essere risolto. Egli vede subito che questa soluzione è superiore al cervello dell’uomo ; e vede pure come, se non esattamente perchè, essa sia superiore. Vi sono delle persone, io ne conosco, le quali occupandosi in tentativi verso l’insostenibile, acquistano molto facilmente, grazie al gergo che parlano, fra quei pseudo-pensatori, pei quali oscurità e profondità sono sinonimi, acquistano, per la loro profondità, una specie di reputazione come quella dei pesci calamai; ma la più bella qualità del Pensiero è la conoscenza interiore di esso; e, senza sbagliare di molto, si può dire che non vi è una nebbia mentale maggiore di quella che, estendendosi fino ai confini del dominio intellettuale rav-